There is so much peace to be found in people’s faces

Stamattina vorrei che fosse un giorno infrasettimanale di un anno normale.
Fuori c’è il sole e la circumvesuviana è in ritardo come al solito. Nell’attesa riprendo a leggere un libro di Amara Lakhous, con musiche di Brian Eno di sottofondo, ma, arrivato il treno, gli unici rumori che sento sono imprecazioni dei pendolari sulla puzza di genovese alle 8 del mattino, gente che urla “c’è spazio nei corridoi, avanzate” e studenti preoccupati per gli esami, loro sono alti abbastanza da potersi reggere alle maniglie metalliche, mentre io, che sono un metro e cinquanta, sono schiacciata dalla gente e dalle borse e ho la faccia dentro uno zaino Eastpak. Alla fermata di Barra qualcheduno scendere, mentre a piazza Garibaldi restiamo solo io e una ragazza bellissima, con i collant blu scuro e una felpa lunga grigia. In quei pochi minuti tra la stazione centrale e quella terminale mi innamoro, immagino di fidanzarmi con lei, di aspettarla all’uscita dalle lezioni, di regalarle una copia del libro che sto leggendo per Natale. Il sogno finisce, lei prende il tram, io proseguo per il mercato del pesce, sbuco ai quattro palazzi, salgo via Duomo e arrivo all’Università. Se non siete mai statə al Chiostro di San Marcellino, sarà difficile spiegarvi la sensazione di pace che quel luogo dà. Incontro qualche collega, prendiamo un caffè al bar e andiamo a lezione. Per la pausa pranzo vado a Mezzocannone, mangio un hummus di ceci e una cotoletta di funghi da ‘O Grin, ristorante vegano gestito da amici. Se non devo seguire vado a studiare alla BRAU, Biblioteca di Ricerca di Area Umanistica che sta a piazza Bellini e la sera torno a casa. È un giorno bellissimo di un anno normale, sono alla fermata del pullman da 40 minuti e vorrei bestemmiare, un vecchio fa una “rascata” e sputa a terra, mi hanno già scroccato 4 sigarette e un’anziana signora nell’attesa mi ha raccontato la sua gioventù. Gente sconosciuta, con lo sguardo perso nell’attesa del 175. There is so much peace to be found in people’s faces (Kae Tempest)

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